“Gestire il dolore significa restituire dignità alla persona che ne soffre”. Questa è la mission della nostra associazione, che ogni giorno si batte per informare e aiutare chi ogni giorno deve affrontare questa sfida. Il dolore è spesso invisibile, ma invalidante: il dolore non si vede, ma si sente in ogni aspetto della vita. Questo è il caso dell’emicrania, una malattia neurologica invisibile agli occhi di chi osserva.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’emicrania è la prima causa di invalidità al mondo. Se non trattata in modo adeguato questa malattia conduce ad ansia, insonnia, depressione, obesità, disturbi cardiovascolari e dolore cronico. Di recente, al Congresso dell’European Academy of Neurology (EAN) del 2025, la professoressa Patricia Pozo-Rosich, neurologa di fama internazionale, ha lanciato un messaggio chiaro: “L’emicrania si può prevenire. Ma serve un cambio di mentalità”.
L’emicrania non è un mal di testa
L’emicrania, come spesso erroneamente si crede, non è un semplice dolore alla testa, ma una malattia cronica debilitante che si ripresenta con regolarità a seconda dell’intensità, accompagnata spesso da vomito, nausea, sensibilità alla luce e al suono, afasia e disturbi visivi. Questi sintomi associati al dolore persistente rendono impossibile svolgere anche semplici attività di vita quotidiana. Da ciò è chiaro quanto sia importante comprendere come affrontare questa malattia e il dolore ad essa associato.
L’emicrania colpisce circa 1 miliardo di persone al mondo, con una maggiore percentuale nei soggetti femminili: questa patologia interessa 1 donna su 5 e 1 uomo su 10. Questo fenomeno è reso maggiormente invalidante dal fatto che la malattia compare in età scolastica e lavorativa.
Ancora oggi, la non evidenza di questa malattia spesso obbliga chi ne soffre a giustificarsi, specificando che non si tratta di una scusa, ma di una condizione dolorosa, invalidante e cronica.
Un altro aspetto del dolore cronico è la solitudine che da esso deriva: spesso, poiché il dolore è invisibile per gli altri, chi soffre si sente incompreso, non creduto e abbandonato. Per la nostra associazione, alleviare il dolore non è una questione meramente sanitaria, ma un gesto di cura profonda verso la persona. Il nostro Centro di Ascolto “TI ascoltiAMO” offre supporto morale e orientamento ai caregiver e ai malati, perché il dolore non può essere affrontato in solitudine.
Abuso di farmaci: circolo vizioso
Uno dei temi affrontati dal Congresso EAN è stato l’uso frequente ed eccessivo di farmaci sintomatici da parte di chi soffre di emicrania. È assolutamente comprensibile che quando il dolore arriva, si ricerca un sollievo immediato. Per tale motivo è importante che venga fatta una giusta informazione: l’abuso di farmaci antidolorifici può peggiorare la condizione, causando la cosiddetta cefalea da uso eccessivo di farmaci (MOH).
L’organismo, infatti, se sottoposto troppo frequentemente agli antidolorifici innesca un meccanismo di “tolleranza” che conduce alla desensibilizzazione o soppressione dei recettori implicati nella captazione dei farmaci antidolorifici, siano essi oppioidi o non. Cosa significa? Il corpo non è più in grado di recepire il farmaco, il quale diventa quindi inefficace, con la conseguenza che sono necessarie dosi sempre maggiori del principio attivo.
Ciò comporta alla genesi di un circolo vizioso: si assumono più farmaci, che risultano inefficaci, il dolore per l’emicrania aumenta, originando una maggiore disabilità, che conduce all’assunzione di un quantitativo sempre maggiore di farmaci e con una maggiore frequenza.
Allora come risolvere? È necessaria una svolta culturale e terapeutica: non ci si può limitare a tamponare il dolore, bisogna prevenirlo, educare alla sua gestione e affrontarlo precocemente.
Prevenzione e trattamento integrato
Lo studio Resolution, presentato a Helsinki, ha aperto una prospettiva importante. Lo studio ha coinvolto 600 pazienti con emicrania cronica e cefalea da uso eccessivo di farmaci (MOH) e ha dimostrato che il connubio tra educazione terapeutica e assunzione di eptinezumab, un anticorpo monoclonale anti-CGRP, conduce a risultati sorprendenti, tra cui:
- Riduzione media di 6,9 giorni di emicrania al mese;
- Miglioramento della qualità della vita già entro 2 settimane;
- Diminuzione dell’uso di farmaci sintomatici, testimonianza dell’interruzione del circolo vizioso di cui si è trattato precedentemente.
L’anticorpo eptinezumab, somministrato per via endovenosa ogni 12 settimane, blocca selettivamente il CGRP, una molecola attiva nella trasmissione del dolore. Si tratta di un trattamento preventivo ed è efficace anche nei casi più complessi.
È importante evidenziare che anche l’efficacia dell’educazione sanitaria ha un effetto positivo sul malato. Infatti, insegnare a riconoscere il proprio dolore, ad ascoltare il proprio corpo e a chiedere aiuto è parte integrante della terapia.
Educazione al dolore
“Educare i giovani alla salute del cervello e alla gestione del dolore significa renderli liberi” ha affermato la neurologa Patricia Pozo-Rosich.
L’educazione alla gestione del dolore dovrebbe iniziare già nei primi anni di adolescenza, durante la frequenza delle scuole medie. Ad oggi si parla di educazione civica, educazione digitale ed educazione affettiva, ma quasi mai di educazione di salute del cervello.
Nonostante sia comune credere che il dolore non interessi i ragazzi in giovane età, tra i banchi di scuola almeno 4-5 ragazze e 2-3 ragazzi per classe svilupperanno l’emicrania negli anni a venire. Educare i ragazzi a conoscere il proprio corpo, a riconoscere i segnali del dolore e a non abusare dei farmaci è un’importante forma di prevenzione.
L’educazione al dolore richiede un approccio globale, includendo il trattamento farmacologico e il supporto psicologico. Questo perché accettare di convivere con una malattia cronica, quale l’emicrania, non è semplice e richiede un aiuto professionale.
Inoltre, troppo spesso, chi convive con l’emicrania si sente dire “è solo stress”, “devi resistere” oppure “non è poi così grave”, ma il dolore, quando non viene riconosciuto, peggiora e finisce per trasformarsi in isolamento, perdita di autonomia e progressiva dissoluzione dei propri progetti personali.
Per tale motivo, la gestione del dolore è una priorità etica, oltre che medica, e rappresenta il cuore della nostra missione.
La nostra risposta: ascolto, supporto e informazione
Come associazione, crediamo nella cura che inizia dalle parole, quelle che ascoltano, quelle che informano, quelle che accompagnano. Proprio per questo motivo, offriamo i seguenti servizi gratuiti:
- Centro di ascolto “TI ascoltiAMO”, un centro di ascolto telefonico per pazienti e caregiver.
- Domycare, un servizio di assistenza domiciliare non sanitaria per chi si prende cura di chi soffre.
Oltre a offrire una sezione di articoli informativi per promuovere conoscenza e consapevolezza. Continuiamo ogni giorno a lavorare per costruire una cultura della gestione del dolore più attenta, più giusta, più umana.
Se vuoi sostenerci nella nostra missione, puoi farlo destinandoci il tuo 5×1000 (C.F.: 910 970 10 658) od offrendoci una donazione volontaria.
Se ti stai prendendo cura di qualcuno che soffre, non sei solo. Contattaci e parliamone. Il dolore può essere affrontato e la consapevolezza è il primo passo per alleggerirlo.